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検索対象: IL POSTINO DI NERUDA
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1. IL POSTINO DI NERUDA

disposta a mettersi al passo con i tempi trasformando il bar in un ristorante Che fornisse pranzo e cena a un contingente di venti famiglie accampate nei paraggl durante l'estate? La vedova ん reticente per cinque minuti soltanto. Non appena il compagno Rodrfguez la mise al corrente dei profitti che il nuovo impegno le avrebbe arrecato, guardö istintivamente il genero e gli disse: <<Lei sarebbe disposto a farsi cariCO della cucina, Marito?». ln quel momento MariO Jiménez senti Che invec- chiava di dieci anni. La sua tenera BeatriZ gli stava di fronte incoragglandolo con un sorriSO beatifico. <<Si», disse mandando ⅱ il suo bicchiere di Vino e mostrando 10 stesso entusiasmo di Socrate quando bevve la cicuta. Alle metafore del poeta, che egli continuö a colti- vare e memorlzzare, SI umrono ora alcuni generi ali- mentari Che il sensuale vate gl aveva celebrato nelle sue odi: cipolle (<<tonde rose d'acqua»), carciofi («ve- stiti da guerrieri e bruniti come melagrane»), gronghi («giganti anguille dalla nevosa carne»), aglio («avorio prezioso»), pomodori («rosse viscere, freschi SOli 》 ) , 01i («piedestalli di pernici e chiave celeste della maione- se»), patate («farina della notte»), tonni («palle del profondo oceano», <<frecce abbrunate»), prugne («pic- cole coppe d'ambra dorata»), mele («piene e pure guance imbellettate dell'aurora»), sale («cristallo del mare, 0b1i0 delle onde»), nonché arance per allestire la C ろ″ 0 4 4 / 尸ど , dessert che, insieme con LO ん〃 な 2 な ) 4 eseguito dai Minimas, sarebbe statO il succes- SO dell'estate. Di li a POCO glunsero 6n0 alla caletta alcuni giova- ni operai che andavano piantando pali dalle case 6n0 70

2. IL POSTINO DI NERUDA

Legnano, valendosi della quale Mari0 lasciava ogni giorno il limitato orizzonte della caletta dei pescatori diretto al villaggio di San Antoni0, infimo, ma che a paragone del suo casale gli dava un impressione di fa- stO babilonico. La mera contemplazione dei cartello- ni del cinema, con quelle donne dalla bocca torbida e inquietante e certi tipi di duri Che masticavano tra denti impeccabili, 10 precipitava in una trance da cui usciva SOIO dOPO due di pellicola, per ritorna- re pedalando sconsolato alla sua routine, talVOlta SOt- tO una pioggia costiera che gli ispirava epiche infred- dature. La generositå di suo padre non si spingeva ad alimentare le mollezze, talché per svariati giorni alla settimana, a cortO di denaro, MariO Jiménez accontentarsi di qualche incursione alla bOttega di ri- ViSte usate, dove contribuiva a smanazzare tra le fOtO delle sue attrici predilette. Fu in uno di quei giorni di sconsolato vagabondag- giO che scopri un avviSO sull'invetriata dell'ufficio po- stale; benché fosse scrittO a 1 ano su un modesto fO- gliO di quaderno di matematica, materia in cui SI era distinto durante le elementari, non seppe resister- VI. MariO Jiménez non aveva mai portato cravatta, 1 a prima di entrare si aggiustö il COllettO della camicia come se ne portasse una, e due COlpi di pettine tentö con qualche risultatO di abbreviarsi la ereditata dalle foto dei BeatIes. 《 Sono qul per l'avviS0>>, proclamö al funzionario, con un sorriSO Che emulava queIIO di Burt Lancaster. <<La bicicletta ce l'hai?», domandö annoiato il fun- Z10nar10. Ⅱ suo cuore e le sue labbra risposero all'unisono: 8

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portatO uno in regalO a Beatriz), e poi avrebbe affron- tato l'argomento di fondo: la scelta delle proprie ope- re complete, 〃 4 sottolineato, che con bella calligra- fia riempivano l'album del deputato Labbé, accompa- gnate da un ritaglio con il bando del concorso di poe- sia indetto dall'illustre Comune di San Antoni0, pri- mo premiO «un fiore, pubblicazione del testO VincitO- re sul periodico di cultura Quinta Rueda" e cin- quantamila scudi in contanti». Compito del poeta sa- rebbe stato di sfogliare il quaderno, scegliere una del- le poesie e, ove non fosse troppo disturbo, darle un piCCOlO tOCCO finale per accrescere le probabilitä. Fece la guardia davanti alla porta, prima ancora Che la panetteria aprisse, Che in lontananza Si udisse il campanaccio dell'asino del lattaiO, che i galli cantas- sero, Che Si spegnesse la luce dell'unico lampione. Sprofondato nella spessa trama del suo jersey da ma- rinaiO, tenne gli OCChi incollati alle finestre struggen- dOSi per un cenno di Vita nella casa. ogni mezz ora SI diceva che il viaggiO del vate forse era statO faticoso, che forse stava ancora avvoltolato nelle sue coperte cilene, e che donna Matilde gli avrebbe portato la CO- lazione a letto; non perse la speranza, benché le dita dei piedi cominciassero a dolergli dal freddo, di ve- dere le palpebre accigliate del vate sorgere nel vano della finestra dedicandogli quel sorriso assente che per tanti mesi egli aveva sognato. Verso le dieci del mattino, SOttO un SOle insipido, donna Matilde apri il portone tenendo in mano una sporta di rete. ll ragazzo corse a salutarla, picchiando giubilante sul dorso della sua borsa e poi disegnando in aria il ygantesco V01u1 e della corrispondenza ar- retrata che conteneva. Lä donna gli strinse la mano calorosamente, ma bastö un S010 battitO di quelle pal- 102

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casa di fronte al mare e la sua casa d'acqua Che ora lievitava dietro quei vetri, Che erano acqua anch'essi, i suoi OCChi Che erano anche la casa delle cose, le sue labbra che erano la casa delle parole e giä si lasciava- no felicemente bagnare dalla stessa acqua che un giorno aveva squarciato il feretro di suo padre dOPO aver attraversato letti, balaustrate e altri morti, per ac- cendere la vita e la morte del poeta come un segretO Che ora gli Si rivelava e Che, con la casualitä propria della bellezza e del nulla, sotto una lava di morti dagli occhi bendati e dai polsi insanguinati gli deponeva una poesia sulle labbra, che egli non seppe se recitö, ma che Mari0 udi quando il poeta apri la finestra e il ventO sguarni le penombre: 《 IO torno al mare avvolto dal cielO, il silenzio tra l'una e l'altra onda stabilisce una sospenslone pericolosa: muore la vita, Si acqmeta il sangue finché irrompe il movlmento e risuona la voce dell'infinito». Mario lo abbracciö prendendolo alle spalle, e al- zando le mani per coprirgli le pupille allucinate, gli disse: <<Non m 01a , poeta». 11 )

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del disco, quasi gli affidasse la custodia di un neona- t0, e prese a ballare agitando le lente braccia di pelli- cano come gli scarmigliati campioni di ballO riona- le, segnando il ritmo con quelle gambe che avevano frequentato tiepide cosce di amantl esotiche 0 com- paesane e calcatO tutti i POSSibili sentieri della terra, nonché quelli inventati dalla sua stessa prosapia, ad- dolcendo i colpi della batteria con laboriosa ma de- cantata oreficeria degli anni, MariO seppe che stava vivendo un sogno: erano i prolegomeni di un angeIO, la promessa di una gloria VICina, il rituale di nunctazlone Che avrebbe portatO tra le sue e alle sue labbra salate e assetate l'eccitante saliva del- l'amata. Un angiolone dalla tunica in fiamme con la dolcezza e la parsimonia del poeta ー gli assicurava repentine nozze. ll suo VOltO si ingentili di quella fre- sca allegria, e 10 SChiVO sorr1SO riapparve la sem- plicitä di un pane sulla tavola quotidiana; «se un g10r- no muoio 》 , Si disse, 巛 vogliO Che il CielO Sia que- stO lStante». Ma i treni Che conducono al paradiso sono sempre accelerati e Si lmpantanano in StaZIOni umide e SO 任 0- canti. Sono treni espresso soltanto quelli con destina- zione inferno. Que110 stesso impeto gli ribolli nelle vene nel veder avanzare, al di delle vetrate, donna Rosa vedova Gonzälez Che azionava corpo e piedi li- stati a luttO con la decisione di una mitragliatrice. Ⅱ poeta ritenne assennato nascondere il POStino dietro una tenda; dopo di che, volteggiando sui talloni, sb0t- tonö elegantemente il jockey offrendo alla signora con un gesto della mano la piü morbida delle poltro- ne. La vedova, per contro, respinse l'invitO e Si piantO a gambe larghe. Dilatand0 1'oppresso diaframma, bandi ogni preambolo: 54

6. IL POSTINO DI NERUDA

mo testO, badando bene di non confondere le parole dei diversi telegrammi. 巛 DOlore e indignazione assasslnio presidente . AI - lende. Governo e popolo 0 缶 0n0 asilo poeta Pablo Neruda, Svezia». <<Un altro», disse il vate sentendo che ombre sali- vano al suOI OCChi e Che, C01 e cataratte 0 fantasmi al galoppo, cercavano di fare a pezzi i cristalli per anda- re a ricongiungersi con certi corpi indistinti Che egli vedeva sollevarsi dalla sabbia. <<Messico mette disposizione poeta N ・ eruda e fami- glia aereo lmmediato trasferimento qui», recitö Ma- riO, gla con la certezza di non essere uditO. La mano di Neruda tremava sulla maniglia della 6- nestra, forse nel tentativo di aprirla, ma nello stesso tempo come se palpasse fra le dita contratte la mede- S1ma materia spessa Che gli vagava per le vene e gli riempiva la bocca di saliva. Credette di vedere che dall'ondeggiare metallico che spezzava il riflesso del- le pale degli elicotteri e diffondeva pesci argentei in un pulviscolo scintillante costruisse una casa di pioggia, un umidO legno intangibile che era tuttO pelle ma nel contem. PO intimitä. Un rumoroso segre- tO gli Si rivelava ora nel trepidante anslmare del suo sangue, quella nera acqua Che era germinazione, Che era oscuro artigianato delle radici, 10r0 segreta orefi- ceria di notti pregne di frutti, la convinzione definiti- va di un magma cui tuttO apparteneva; IO stesso segre- tO Che tutte le parole cercavano, incalzavano, sfiora- vano senza nomrnare 0 nomrnavano tacendo (l'unica cosa certa Che resplriamo e cessramo di resmrare, aveva dettO il gIOvane poeta del sud congedandosi dalla sua mano, quella stessa con cul aveva indicato un cestO di mele SOttO il candeliere funebre): la sua 114

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egli avanzö 6n0 al bancone dove Neruda stava vuo- tandO alcune coppe, e gli disse con fare da gran signo- re: «Don PabIo, le regole della democrazia sono que- ste. Bisogna saper perdere. I vinti salutano 1 vincito- rl 》 . «Salute, allora, deputato», replicö Neruda, offren- dogli del vino e alzando il bicchiere per toccare quel- 10 di Labbé. Gli astanti applaudirono, i pescatori gri- darono <<Viva Allende», poi «Viva Neruda», e il tele- grafista somministrö in segretO il messaggio di MariO, quasi bagnando con le labbra l'orecchio sensuale del- la ragazza. Disfandosi della brocca di vino e del grembiule, la ragazza prese dal banco un uovo e SOttO i lampioni di quella notte stellata andö scalza all'appuntamento. Aperta la porta del capannone riusci a distinguere tra il garbuglio delle reti il postino seduto sopra un deschetto da calzolaio, il viSO screziato dalla luce arancione di una lampada a petrolio. A sua VOlta 、 a - riO ridestato a un emozrone gla provata, identificö la precisa minigonna e l'attillata camicetta di quel pri- mo incontro accanto al calcetto. Quasi volendosi in sintonia C01 ricordo, la ragazza alzö il fragile ovale dell'uovo e, dopo aver chiuso la porta col piede, se lo accostö alle labbra. Abbassandolo un poco verso i se- ni ー 0 fece scivolare seguendo l'oggetto palpitante con le dita danzanti, 10 fece rotolare sullO stomaco ben le- vigatO, 10 guidö fin sul ventre, 10 fece scorrere sul ses- SO, 10 nascose in mezzo al triangolo delle gambe, in- tiepidendolo istantaneamente, e allora inchiodö uno sguardo rovente negli OCChi di MariO. Egli accennö ad alzarsi, ma la ragazza 10 trattenne con un gesto. Si appoggiö l'uovo sulla fronte, 10 passö su quella super- 62

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ardente pazienza, entreremo nelle cittå splendide" 巛 lo credo in questa profezia di Rimbaud, il veg- gente. IO vengo da un'oscura provincia, da un paese che la geografia ha separato di netto dagli altri. Fui il piü derelitto dei poeti, e la mia poesia fu reglonale, dolorosa e piovosa. Ma ho sempre avuto fede nell'uo- 1 月 0. Non hO mai perso la speranza. perciö sono arri- vatO fin qui, con la mia poesia e la mia bandiera. <<ln conclusione devo dire agli uomini di buona VOlont , ai lavoratori, al poeti, Che l'intero e espresso in quella frase di Rimbaud: soltanto con ar- dente pazienza conquisteremo la splendida cittä che darä luce, giustizia e dignitä a tutti gli uomini. <<COSi, la poesia non avra cantatO invano». Queste parole scatenarono un applauso spontaneo tra il pubblico seduto attorno all'apparecchio, non- Ché una fontana di lacrime in MariO Jiménez, Che SO- 10 dOPO mezzo minutO di quell'ovazione in piedi in- ghiOtti ciö che aveva in gola, si fregö gli zigomi lrrora- ti, e voltandosi indietro dalla prima 61a ringraziö sor- ridendo della nutrita acclamazione a Neruda, e portO il palmo della mano all'altezza delle tempie agitando- 10 come un candidato al Senato. ll teleschermo si portO Via l'immaglne del poeta, e in sua vece riappar- ve l'annunclatrice con una notizia che il telegrafista notö soltanto quando la donna disse <<ripetiamo»: <<Un commando fascista ha distrutto con una bomba i tralicci dell'alta tensione nella provlncia di Valparaf- SO. La CentraIe Unica dei Lavoratori invita i membri a rimanere in StatO di allarme in tuttO il pae- se»; venti secondi piü tardi egli sarebbe StatO seque- StratO per mano di una turista, matura ma procace, come avrebbe raccontato all'albay di ritorno dalle du- ne dove l'aveva accompagnata ad ammirare le effime- 95

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«Che eleganza, poeta!». Neruda si sistemö il nodo della cravatta di seta ita- liana e disse con ostentata nonchalance: «E una prova generale. Allende mi ha appena no- minatO ambasciatore a Parig1>>. La vedova Gonzålez percorse la geografia di Neru- da, dalla calvizie del cranio alle scarpe tirate festosa- mente a lucidO, e disse: <<Uccello Che ha mangiato, vola ⅵ a 》 . Mentre avanzavano verso l'altare, Neruda confidö a Mario un inturzrone. <<Temo proprio, ragazzo, che la vedova GonzåIez sia decisa ad affrontare la guerra delle metafore con un artiglieria di proverbi>>. La festa breve per due motivi. L'illustre padrino era atteso alla porta da un tassi che 10 avrebbe tra- sportato all'aeroporto, e i grovani SPOSi avevano una certa fretta, dOPO mesi di vita clandestina, di fare illO- ro ingresso nella legalitä. Nondimeno il padre di Ma- rio, fece in modo di infilare tra i dischi Un な ル z di Tito Fernåndez, EI Temucano, in virtü del quale versö un bel lacrimone evocando la sua defun- ta sposa che <<dal cielO mira questa yornata felice di Mario». Dopo di che guidö sulla pista da ballo donna Rosa, la quale Si astenne dal pronunciare storiche sentenze mentre volteggiava tra le braccia di quel- «povero ma onorato 》 . Gli sforzi del postino per ottenere che Neruda bal- lasse ancora una VOlta ー′ 4 ″ 4 z ″ 4 入ーれ PO ″ % 4 dei Beatles risultarono vani. II poeta gr si sentiva in miS- sione ufficiale e non intendeva correre riSChi Che Of- frissero il destro alla stampa d'opposizione, la quale gl parlava dopo SOIO tre mesi del clamoroso falli- mento del governo Allende. 67

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<<Di persona!». «E dove?». <<Dove vuole lei 》 . Neruda Si concesse una pausa per pensare e disse cauto: <<Allora, a casa 】 la 》 . <<Vengo». prima di riappendere, il poeta scosse la cornetta, quasi VOlesse mettere in fuga qualche rimasuglio di voce Che Vi fosse rimastO appICCicato. «Che cosa ha detto?», supplicö Mario. 巛。 Ve 卩 go ' 》 . Neruda si fregö le mani, e chiudendo rassegnato il quaderno che Si proponeva di riempire di verdi meta- fore nel suo primo giorno di lsla Negra, ebbe la gene- rositä di infondere nel ragazzo il coragg10 di cui egli stesso aveva bisogno: <<Almeno qul giochiamo ln casa, giovanottO>>. Si avvicinö al giradischi e, alzando un ditO felice, proclamö: <<Ti ho portato da Santiago un regalo specialissimo. L'inno ufficiale dei postini». Con queste parole la musica di 入ーな PO 4 〃 ese- guita dai Beatles Si diffuse per la stanza destabilizzan- dO le polene, rovesciando i velieri nelle bottiglie, fa- cendO digrignare i denti delle maschere africane, tur- bando le filigrane delle sedie artigianali, resuscitando gli amici morti inscritti sulle travi del SOffittO, facendo fumigare le pipe a lungo tenute spente, facendo schi- tarrare le panciute ceramiche di Quinchamalf, esalare profumi alle cocottes della Belle Epoque appese alle pareti, galoppare il cavallo azzurro e sibilare la lunga e vetusta locomotiva strappata a una poesia di Whit- man. E quando il poeta gli mise fra le braccia la busta